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Orrore nero | Il cinema di Jordan Peele

Il discorso politico e identitario del regista afroamericano autore di Scappa - Get Out e Nope, a cavallo tra i horror e commedia, sketch e animazione, cinema e tv

Attore, produttore, sceneggiatore e regista, Jordan Peele è una delle figure più carismatiche dell’intrattenimento americano contemporaneo, moderno “Re Mida” nero il cui nome ormai è sinonimo di successo come quello di Spike Lee tra gli anni Ottanta e Novanta. Autore poliedrico capace di muoversi agilmente tra i registri narrativi (dal comico al drammatico passando per horror e fantascienza) e diversi format audiovisivi (sit-com, sketch comedy, serie tv, film, animazione per bambini), Peele ha saputo tenere insieme le sue diverse fonti di ispirazione in un rispettoso omaggio che è anche innovativa rilettura e aggiornamento secondo la propria sensibilità. Il tutto coniugato in un personale modello di edutainment tra mordente satira, critica sociale e profondi contenuti politici e culturali.


Jordan Peele è un autore poliedrico capace di muoversi agilmente tra i registri narrativi (comico, drammatico, horror, fantascienza) e diversi format audiovisivi (sit-com, sketch comedy, serie tv, film, animazione)


Nato nel 1979, Peele ha avviato la sua carriera di comico nel 2002 tra Europa e Stati Uniti per poi essere scritturato l’anno successivo nel cast della serie Mad TV al fianco di Keegan-Michael Key, col quale darà vita a una galleria di brillanti imitazioni fino al 2008, quando lascia la produzione per avviare la carriera di attore per cinema e televisione. Nel 2012 crea e interpreta con Key la serie comica Key & Peele, il cui successo porta alla realizzazione di un film che ne riprende personaggi e interpreti, Keanu (Peter Acencio, 2016) prodotto dalla Monkeypaw Productions fondata dallo stesso Peele nel 2012. La sua attività di attore continua con brevi cammei, ruoli o voci di personaggi animati in numerose serie televisive, ma il vero successo arriva con il passaggio alla regia cinematografica.


Jordan Peele (a sinistra) e Keegan-Michael Key (a destra) in uno degli sketch della loro serie satirica Key & Peele


Annoverato tra gli autori di punta della nuova scena afroamericana, con solo tre film all’attivo Jordan Peele è fautore di una rilettura degli stilemi hollywoodiani attraverso cui far passare altri significati e prospettive narrative, che pongano al centro la realtà nera statunitense filtrata dall’esperienza storica e culturale di quella stessa comunità. Sin dal suo esordio Scappa – Get Out (2017) premiato con l’Oscar per la miglior sceneggiatura, il regista usa l’horror come metafora per sviluppare profonde riflessioni culturali e iconografiche. Il suo è cinema afrosurrealista, che trasla l’orrore afroamericano contemporaneo nel surreale inteso come rappresentazione eccessiva e iperbolica di situazioni concrete, al fine di rendere evidente quanto ancora è sommerso e taciuto dalla buona coscienza comune in fatto di razzismo e discriminazione, smascherando così l’ipocrisia degli Stati Uniti post-razziali che hanno fatto di Obama il simbolo riconciliatorio di un posticcio e apparente progresso sociale ( Back to Black).

In Scappa allora, la brama della famiglia Armitage che vuole catturare il giovane Chris non è che una metafora di quella appropriazione e sfruttamento che ha caratterizzato e caratterizza il rapporto tra bianchi e neri, dalla schiavitù allo sport e l’intrattenimento: un’eterna volontà di dominio di una superiorità fisica riconosciuta ma inaccettabile, che per questo deve essere controllata e limitata – nel film con l’ipnosi, forma di annullamento della coscienza che rende la vittima inerme e servile. «Il timore principale è che le differenze culturali, etniche e razziali vengano continuamente mercificate e offerte come nuovi piatti per soddisfare il palato dei bianchi – che l’Altro venga mangiato, consumato e dimenticato», sostiene l’intellettuale bell hooks allarmata dai rischi dell’appiattimento etnico. Una chiosa che idealmente funziona anche per la metafora di Peele.

Nel successivo Noi (2019) il regista riprende gli stessi toni orrorifico-surreali portando il suo discorso sempre più addentro alla questione afroamericana contemporanea, ancora maggiormente radicato nella storia e nella cultura nera ( Contro di noi). La battaglia per la sopravvivenza della famiglia Wilson contro i propri doppelgänger, frutto di un progetto di clonazione della popolazione americana a fini di controllo governativo, si arricchisce di valenze ulteriori, dal momento che i protagonisti e i loro doppi condividono la stessa anima, la stessa coscienza. Un dettaglio fondamentale che viene a legare il film con quella teoria delle due anime del nero statunitense, una di origine africana l’altra americana imposta forzatamente sin dai tempi della schiavitù. Dualismo che si fa dilemma interiore tra la rinuncia o meno a una parte di sé per essere ammesso al grande sogno bianco, mediazione e insieme spaccatura interiore che è ancora oggi un drammatico tratto peculiare dell’esperienza nera.


Con Nope, giocando con altri generi come il western e la fantascienza, Peele sviluppa una più ampia riflessione sulla realtà nera sul piano sociale quanto culturale


L’udito col tintinnio che fa scattare il processo di ipnosi in Scappa, il contatto con il proprio doppio in Noi e la vista del mostro alieno da rifuggire per non esserne divorati in Nope (2022) sono gli elementi portanti di una ideale trilogia sui sensi e la loro percezione ( Nope è uno spettacolare film sullo sguardo). Con il suo ultimo film, giocando con altri generi come il western e la fantascienza, Peele sviluppa una più ampia riflessione sulla realtà nera sul piano sociale quanto culturale a partire proprio dal contesto cinematografico. L’esclusione e la marginalizzazione degli afroamericani (come delle altre minoranze etniche) nei contesti della vita civile si ripresenta in campo culturale, finendo per escluderli o relegarli a ruoli secondari. Una rappresentazione dunque incompleta e non appagante che diventa allo stesso tempo una forma di sottomissione ma anche motivo di resistenza: una lotta per essere visti e per costruire un’immagine di sé e degli altri finalmente completa, rispettosa ed equilibrata. Sembra proprio che Peele voglia ripartire dalle immagini – o meglio dall’immagine, come suggerisce il finale del film – per formulare nuove prospettive nell’eterno discorso inerente l’identità nera americana. Un intento ambizioso che ne fa uno degli autori più originali, interessanti e promettenti della nuova scena cinematografica nazionale.


Daniel Kaluuya e Keke Palmer (sullo sfondo) in Nope (2022) di Jordan Peele


In questa stessa direzione va anche il suo lavoro di produttore e sceneggiatore, attraverso un’accurata selezione di audiovisivi che abbraccino la propria visione politica ed estetica o a cui apportare il suo personalissimo e innovativo tocco sempre in bilico tra horror, fantascienza, commedia e impegno sociale. Negli anni Jordan Peele ha creato e prodotto le serie The Last O.G. (2018-21), incentrata sul reinserimento di un ex-detenuto nel quartiere di Brooklyn dopo una lunga carcerazione, Weird City (2019) antologia comico-fantascientifica ambientata in una città del futuro segregata tra abbienti e non abbienti e The Twilight Zone (2019), terzo revival della storica serie fantascientifica del 1959 Ai confini della realtà. È invece produttore esecutivo di Lorena (2019) docuserie sul macabro caso giudiziario di John e Lorena Bobbitt, Hunters (2020) su un eterogeneo gruppo di cacciatori di nazisti nella New York del 1977 e di Lovecraft Country (2020), che rilegge la poetica orrorifica di H.P. Lovecraft in chiave black, ambientando negli Stati Uniti segregati degli anni Cinquanta la vicenda del giovane Atticus Freeman alla ricerca del padre misteriosamente scomparso.

In campo cinematografico Peele finanzia BlacKkKlansman (2018), progetto inizialmente a lui destinato che affida però a Spike Lee sancendo il ritorno in auge del regista dopo anni di insuccessi. Un film politicamente scorretto che ribalta gli assiomi del buddy movie interrazziale, ripercorrendo la vicenda del poliziotto afroamericano Ron Stallworth che negli anni Settanta riesce a infiltrarsi in una cellula del KKK sventando un pericoloso attentato. Non solo, produce la commedia di Adamma Ebo Honk for Jesus. Save Your Soul (2022), sui tentativi di un pastore e di sua moglie di riaprire la chiesa e ricostruire una confraternita dopo un grosso scandalo, collabora con Nia DaCosta a Candyman (2021), rilettura afrosurrealista del mitico villain protagonista dell’omonimo film di Bernard Rose del 1982, ambientata nella periferia dell’odierna Chicago ai tempi di Black Lives Matter ( I film più contemporanei del 2021), e prende parte al film in stop-motion di Henry Selick Wendell & Wild. Le atmosfere dark-fantasy dell’autore di Nightmare Before Chistmas (1993) e Coraline e la porta magica (2009) bene si confanno a Peele, che qui partecipa in veste di sceneggiatore e produttore, ritrovando il collega Keegan-Michael Key con cui forma la coppia di imbranati spiritelli protagonisti.


La protagonista Kat nel poster di Wendell & Wild (2022) scritto da Jordan Peele con il regista Henry Selick, autore di Nightmare Before Christmas e Coraline e la porta magica


Il film racconta della giovane afroamericana Kat rimasta orfana e accolta in una scuola religiosa il cui direttore è un sacerdote ammanicato con una ricca famiglia di industriali capaci di tutto pur di far crescere la propria azienda. Superando le dinamiche del racconto per ragazzi, il coming of age di Selick diventa occasione per una riflessione più ampia su alcuni grandi temi contemporanei. Gentrificazione, famiglie disgregate, critica al capitalismo trumpiano e a certi atteggiamenti ecclesiastici succubi del denaro sono argomenti trattati sì con ironia ma forti di una feroce critica politica e sociale in cui ancora una volta è possibile rintracciare il tocco afrosurrealista di Peele. La realtà cupa e drammatica del mondo dei vivi risulta in definitiva non migliore se non peggiore dell’inferno da cui provengono i due demoni ingenui ma di buon cuore, disposti a riportare in vita i genitori di Kat pur di poter contare su lei per riuscire a costruire un luna park per le anime defunte.


In Wendell & Wild è forse proprio lo sguardo di Jordan Peele sulla realtà, così lucido e impietoso, a offrire una speranza che è insieme programmatico manifesto


La giovane protagonista diventa così l’eroina della storia, capace di salvare la situazione e sconfiggere i biechi e malvagi affaristi bianchi, superando i propri ostacoli e imparando ad accettarsi com’è, col suo lato oscuro ben più onesto e sincero di quello angelico ma solo di facciata. Mai racconto dark è stato più ottimista. Ed è forse proprio lo sguardo di Jordan Peele sulla realtà, così lucido e impietoso, a offrire una speranza che è insieme programmatico manifesto intellettuale di una precisa visione di società, cultura e impegno.


Jordan Peele & Keegan-Michael Key con il Peabody Award ricevuto nel 2013 per Key & Peele


Un autore capace di destreggiarsi abilmente tra diversi generi narrativi, senza perdere di vista l’intento di fare del cinema uno strumento privilegiato per un discorso politico e artistico che, a partire da stilemi e dinamiche narrative ormai consolidati, ribalta gli assiomi del genere modificandone in definitiva i contenuti e il messaggio di cui si fanno veicolo. In Scappa, Noi e Nope Peele sfrutta le forme dell’horror e della fantascienza per interrogarsi e interrogare il pubblico sul ruolo che i neri hanno avuto e hanno tutt’oggi negli Stati Uniti così come le dinamiche sociali, interne ed esterne, che ancora ostacolano la loro effettiva e definitiva emancipazione. Come per Spike Lee, allora, anche per Peele passato e presente sono intrinsecamente connessi: non è possibile comprendere il secondo senza una profonda conoscenza del primo. Un atteggiamento che non è però mero ripiegamento sul passato, bensì l’espressione di una precisa coscienza storica quale punto di partenza ideale per una crescita individuale e collettiva, un percorso verso il riposizionamento della propria identità fisica e culturale, per affermare il proprio essere a tutti gli effetti americani.